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Tag: Campionati Mondiali

TOYOTA-REPSOL RITORNA NEL MONDIALE RALLY

Scritto da: Luca Gentile

Dopo un glorioso passato negli anni ’90, coronato dalla conquista di due titoli nel World Rally Championship (WRC) con Carlos Sainz, il sodalizio Toyota-Repsol torna a scaldare il mondiale rally attraverso il team Toyota Gazoo Racing Spain. Protagonisti di questa rinascita sono Alejandro Cachón e Borja Rozada, ambasciatori iberici della Toyota GR Yaris Rally2, pronti a sfidare i big della serie cadetta a partire dal Rally Islas Canarias (24-27 aprile, Las Palmas de Gran Canaria), la prima gara di sette sfide internazionali.

DALLA SPAGNA AL MONDO: L’ASCESA DI UNA GENERAZIONE D’ORO

Il duo spagnolo, vincitori nel 2024 del Supercampeonato de España (S-CER), affronta ora la prova del fuoco contro i mostri sacri della categoria. La piattaforma ideale per Repsol, che trasforma le piste in laboratorio a cielo aperto: tra curve strette e salti mozzafiato, i tecnici analizzeranno le prestazioni di lubrificanti high-tech in scenari limite, accelerando lo sviluppo di soluzioni per il mercato.

SIMBIOSI TECNOLOGICA: QUANDO LA COMPETIZIONE DIVENTA INNOVAZIONE

L’alleanza va oltre il puro sport: il Campus Repsol svela una visione condivisa su mobilità sostenibile e transizione energetica. Già complici nel Rally Dakar con biocarburanti per i prototipi Toyota di Moraes e Quintero, i due colossi esplorano la frontiera dei biocarburanti avanzati. La squadra spagnola Motor & Sport Institute di Teo Martín gestirà e preparerà la GR Yaris Rally2.

VOCI DAL GARAGE: LA PASSIONE CHE ALIMENTA I MOTORI

Miguel Carsi (CEO Toyota España): “Lo sport motoristico scorre nel nostro DNA. Con Repsol scriviamo un nuovo capitolo, dove tradizione e innovazione guidano la stessa vettura”.

Natalia Villoria (Repsol): “Il WRC è la nostra palestra estrema. Ogni curva è un test su steroidi per tecnologie che domani troverete nelle vostre auto”.

Alejandro Cachón (pilota): “Indossare questi colori è un privilegio. Affronteremo deserti di adrenalina, ma abbiamo la squadra per trasformare ogni km in progresso”.

TGR: UN IMPERO RACING A 360 GRADI

Dalle 24 Ore di Le Mans alla NASCAR, passando per il leggendario Nürburgring, Toyota Gazoo Racing rappresenta al meglio la filosofia “dalle corse alla strada”. La GR Yaris Rally2 ne è il simbolo: un concentrato di esperienza e tecnologia che, dopo aver brillato in gara, prende forma nelle versioni GR Sport destinate al pubblico, portando su strada le emozioni delle competizioni.

Il ritorno nel World Rally Championship non è solo un omaggio al grande e glorioso passato, ma un vero ponte verso il futuro: dove un tempo Carlos Sainz Sr. trionfava con la mitica Celica, oggi si costruisce una nuova era per la mobilità ad alte prestazioni.

Credit: Box Repsol (IG)

STORIA E CURIOSITÀ SUL MITICO SAFARI RALLY KENYA

Scritto da: Marco Amabile

Tra lande desolate, guadi insidiosi e la presenza incombente della fauna selvatica, il Safari Rally Kenya (tappa del WRC) continua a esercitare un fascino primitivo, intriso delle difficoltà estreme dei suoi percorsi. Ripercorrendo una storia epica, segnata da eventi che ne hanno plasmato per sempre l’immagine, ci immergeremo nel grande progetto del Kenya di riportare in vita lo spirito delle origini. Da un umile e modesto pub nella contea di Kiambu, dove tutto ebbe inizio, fino alle attuali dichiarazioni del presidente Ruto. Questo articolo è un viaggio nel tempo alla scoperta di un rally sospeso tra un passato glorioso, un presente incerto e un futuro che oscilla tra sogno e realtà. Mettetevi comodi sul divano e e iniziamo con un po’ di storia.

STORIA DELL’EVENTO AFRICANO

Da un po’ di tempo a questa parte, il presidente del Kenya, William Samoei Ruto, insieme ad alcuni esponenti FIA, sta discutendo per la riesumazione di quello che un tempo era conosciuto con il nome di East African Coronation Safari e che oggi fa riferimento al Safari Rally Kenya. L’intento è quello di ripartire dalle origini, quando i chilometri erano molti di più (5160 km) e il Safari Rally Kenya si disputava durante la stagione primaverile.

Gran parte dei lavori sono già stati indirizzati in questo senso: la stagione attuale del WRC, di cui il Safari Rally Kenya è tornato a far parte dal 2021, ha visto un totale di 384 km circa di prove speciali, sicuramente un chilometraggio minore rispetto alle distanze epiche delle origini, ma superiore a quello delle edizioni precedenti al ritorno nel calendario mondiale. Le gare si sono svolte nel mese di marzo e anche questo dettaglio è un chiaro riferimento che naviga verso la dimensione originale di questa affascinante competizione. Ma qual è la vera essenza di questo rally, tra sfumature esotiche e leggende senza tempo? Un viaggio epico fatto di avventura, coraggio e sogni che si rincorrono.

Per poterlo scoprire dobbiamo viaggiare indietro nel tempo e cercare di esaminare più da vicino quelli che sono stati gli avvenimenti più importanti che hanno segnato per sempre la storia di questa gara. Partiamo dall’inizio e dalla data della sua nascita. Era il 1952, quando una triade tanto inusuale quanto audace, formata da Eric Cecil, suo cugino Neil Vincent e un loro amico Eric Tromp, si riunì in un pub per discutere della loro passione: il motorsport. Da questo luogo prese forma l’idea di organizzare un rally capace di radunare i migliori talenti dell’Africa Orientale.

Le motivazioni, tuttavia, non furono soltanto agonistiche: a ispirare il nome della competizione contribuì infatti la celebrazione dell’incoronazione della regina Elisabetta II, che proprio in quel periodo era in visita ufficiale presso una residenza della regione di Nyeri, nell’altopiano centrale del Paese. Da qui, venne a conoscenza della morte di suo padre, re Giorgio VI e della sua prossima incoronazione a nuova regina d’Inghilterra. Così, il 27 maggio 1953, 57 piloti locali partirono sulle ali dell’entusiasmo di quel sogno nato l’anno precedente da tre amici seduti in un pub sperduto della contea di Kiambu. L’evento fu organizzato in quei territori che all’epoca del Commonwealth facevano parte delle colonie della Corona, tra cui il Kenya, l’Uganda e l’attuale Tanzania.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI E LEGGENDE

Le caratteristiche principali di questo tracciato prevedevano: territori selvaggi e impervi che si snodano attraverso la savana africana e alcune cittadine dell’Africa Orientale, passando per strade aperte al pubblico. Caldo estremo, piogge torrenziali, fiumi in piena e animali selvatici contribuirono ad alimentare la fama del rally, riconosciuto in seguito come il “rally più duro del mondo”.

Una delle caratteristiche tecniche più distintive dei veicoli che partecipano a questo torneo, è il bocchettone, comunemente noto come “snorkel”. Questi dispositivi, che ricordano gli snorkel utilizzati dai subacquei, sono montati sui veicoli per spostare l’aspirazione dell’aria dall’interno del motore all’esterno, sopra il tettuccio. Questa modifica è fondamentale per permettere ai motori di “respirare” durante gli attraversamenti di guadi e corsi d’acqua, impedendo a polvere, fango e detriti di penetrare all’interno del motore. La combinazione di queste sfide estreme e delle soluzioni tecniche innovative hanno reso questa competizione un laboratorio ideale per le case costruttrici, che hanno prontamente colto l’occasione per testare nuove tecnologie del settore automobilistico.

Nonostante le diverse sfide tecniche e di tracciato, la svolta definitiva avvenne soltanto nel 1973, quando l’evento fu integrato ufficialmente nel calendario del WRC e il rally assunse una fama di livello internazionale. Da questo momento, il “Safari Rally Kenya”, com’era stato ribattezzato, vide nuove categorie di piloti e scuderie provenire da tutto il mondo. Tra i piloti più iconici ricordiamo: Shekhar Mehta, che, al volante della sua Datsun, vinse per ben cinque volte il rally keniano nel giro di un decennio, detenendo, ad oggi, il record assoluto di vittorie.

Con un solo trofeo in meno, Björn Waldegård, che, con Ford prima (1977) e con Toyota poi (1984, 1986 e 1990), ha riscritto le incredibili pagine di storia di questa competizione, gareggiando per circa tre decenni. A seguire, con tre trofei ciascuno, il finlandese Juha Kankkunen, primo pilota della storia del Safari Rally Kenya a vincere al primo tentativo e lo scozzese Colin McRae, che conquistò l’ultima edizione del rally africano prima che quest’ultimo venisse escluso dal WRC per quasi due decadi, dal 2003 al 2021, a causa di problemi logistici e di sicurezza.

Durante questo intero arco di tempo, il Safari Rally Kenya venne dirottato all’interno dell’African Rally Championship (ARC), diventando di fatto una competizione regionale. Successivamente, grazie alla tenacia e alla volontà del governo keniano, la FIA decise di scendere a patti, includendo nuovamente il Rally del Kenya all’interno del calendario ufficiale del WRC. Da allora, il Safari Rally Kenya ha continuato a regalare emozioni e competizioni memorabili, come dimostrato dall’edizione 2025, che ha visto Elfyn Evans e Scott Martin dominare la gara a bordo della loro Toyota GR Yaris Rally1. Ott Tänak, su Hyundai, ha conquistato il secondo posto con un distacco di 1’09”, mentre Thierry Neuville e Sami Pajari hanno completato il podio rispettivamente in terza e quarta posizione.

NOVITÀ IN VISTA DEL FUTURO

Le caratteristiche primitive di questa competizione fanno pensare a tutto fuorché un ritorno totale alle origini, eppure, l’agenda di Nairobi ha obiettivi ben precisi per il futuro del suo rally di punta, come espresso dal presidente Ruto durante una delle sue ultime interviste. Il presidente del Kenya ha infatti affermato di voler riportare il rally a “distanze più ampie”, ordinando al Ministro dello Sport, Ababu Namwamba, di avviare trattative con la FIA e il Promoter WRC per discutere della possibilità di una nuova versione del rally che comprenda distanze più lunghe di quelle attuali.

Sulla questione è intervenuto anche David Richards, esponente di spicco del comitato di lavoro istituito dalla FIA per il rinnovamento del WRC, confermando una valutazione in corso da parte del suo team sulle richieste del governo keniano di inserire una seconda base operativa a Mombasa, con conseguente estensione del tracciato oltre gli attuali limiti. Questa prospettiva ridà speranza ai puristi del rally e a chi considera le recenti evoluzioni regolamentari una minaccia all’anima selvaggia di queste competizioni. Ciò nonostante rimane difficile sperare in un ritorno completo alle tradizioni.

C’è poi la questione turistica: il Safari Rally Kenya rimane uno degli eventi catalizzatori del Kenya, in grado di promuovere l’immagine del Paese attraverso la riscoperta di paesaggi e bellezze unici. Non per niente, molte delle strutture ricettive della regione di Naivasha, incorniciate dallo scenario suggestivo del Parco Nazionale del Maasai Mara e dallo straordinario panorama della Great Rift Valley, sono andate sold out dopo l’annuncio ufficiale del percorso 2025, che ha puntato i riflettori proprio su questi scenari iconici. È dunque chiaro che la volontà keniana di ripristinare tracciati più estesi trova ulteriore giustificazione in queste dinamiche, che uniscono valore sportivo e identitario.

Insomma, il Safari Rally Kenya ha subito ritocchi significativi che ne hanno trasformato l’immagine selvaggia per sempre. Eppure, c’è chi ancora spera in un ritorno alle tradizioni, capace di restituire a questa gara off-road la sua imprevedibilità e adrenalina primordiale. Le parole del presidente keniano e il fervore del popolo locale sono una chiara testimonianza del desiderio di preservare un’identità unica, che trova espressione in un rally libero da eccessive regole e compromessi. Solo così il “rally più duro al mondo” potrà continuare a regalare emozioni autentiche, incarnando lo spirito avventuroso e spericolato che definisce l’essenza stessa del rally.

Credit: Toyota Gazoo Racing WRT (X)

SILENZIO STAMPA DA PARTE DEGLI EQUIPAGGI IN KENYA

Credit: Tiziano Topini

Se non fosse stato per le voci ovattate dei telecronisti, il 73° Safari Rally del Kenya (20-23 marzo, Naivasha) si sarebbe chiuso nel silenzio assoluto, come una pellicola muta d’altri tempi. Nessuna dichiarazione, nessuna polemica, solo il rombo dei motori e il fruscio della polvere africana. I piloti? Bocche cucite. I co-piloti? Idem. Una quiete sospesa, non per disinteresse, ma per protesta. Silenziosa, sì, ma eloquente.

Tutto è cominciato a Umeå, un mese prima, al 72° Rally di Svezia (13-16 febbraio). Adrien Fourmaux, alfiere della Hyundai Motorsport WRT, si lascia scappare un’esclamazione colorita. Un lampo, una parolaccia, una bestemmia mediatica. La risposta della FIA? 10.000 euro di multa. Da lì, il bavaglio: nuove regole, nuovi filtri, dizionario ridotto all’essenziale.

Ma il termometro era già caldo. Sébastien Ogier era stato stangato la stagione scorsa con 30.000 euro di multa per aver osato criticare gli orari del 68° Acropolis Rally (5-8 settembre, Lamia). Un affronto. Una reazione considerata eccessiva da molti. Eppure, silenzio. Quello vero, stavolta.

Ott Tänak, sempre pungente ma finora illeso, ha detto la sua dopo il Kenya: “Non è una guerra. Non è una rivolta. È solo che non ci sentiamo liberi di parlare. Questo è tutto”. Niente slogan, niente urla. Solo un vuoto sonoro che parla da sé. Intanto il paddock mormora: la FIA avrebbe captato il messaggio e starebbe valutando un dialogo con i piloti. Una tregua? Una revisione? Il tempo lo dirà. Per ora, i microfoni restano accesi… Ma nessuno parla. E questo, forse, dice più di mille parole.

Credit: Hyundai Motorsport WRT (X)

L’EX RALLISTA BRITANNICO ROBERT REID LASCIA LA FIA

Scritto da: Francesco Angelini

L’ex rallista Robert Reid ha annunciato ufficialmente le proprie dimissioni dal ruolo di Vicepresidente della FIA per lo Sport. Una decisione maturata dopo un lungo periodo di riflessione e valutazione personale, dettata non da dinamiche politiche, ma da una questione di principi.

“Dopo un’attenta e sofferta riflessione, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni dal ruolo di Vicepresidente della FIA per lo Sport. Avevo accettato questo incarico con l’intento di promuovere maggiore trasparenza, una governance solida e uno stile di leadership aperto e collaborativo”.

Una scelta non facile, come lui stesso sottolinea, ma necessaria per non tradire i propri ideali. E proprio quei valori di lealtà hanno sempre caratterizzato il suo percorso nel motorsport, sin dai tempi in cui contribuì alla conquista del titolo mondiale WRC nel 2001 con Richard Burns e con il 555 Subaru World Rally Team. È stato uno dei momenti più iconici della sua carriera sportiva.

“Purtroppo, col passare del tempo, questi valori sono stati progressivamente messi da parte. In coscienza, non posso più continuare a far parte di un sistema che non li rappresenta più. Lasciare non è stato semplice. Ma restare avrebbe significato rinunciare ai principi in cui credo molto”.

Nel suo messaggio, l’ex Vicepresidente evidenzia che il motorsport – al di là della competizione – deve continuare a fondarsi su integrità, responsabilità e rispetto delle regole, valori che dovrebbero costituire la base per chiunque operi in questo mondo.

“Questa decisione non è frutto di dinamiche politiche, ma di una questione di valori. Il motorsport merita una guida fondata su integrità, responsabilità e rispetto delle regole. Questo dovrebbe essere il minimo comune denominatore per tutti noi”.

Una presa di posizione netta, che certamente alimenterà il dibattito interno e pubblico sulla direzione futura della federazione internazionale e sulle sfide di governance che attendono il mondo del motorsport. Vi terremo aggiornati su questa spinosa vicenda.

Credit: Toyota Gazoo Racing WRT (X)

HANKOOK TIRE È SODDISFATTA E GUARDA AL FUTURO

Scritto da: Tiziano Topini

Il responsabile della divisione motorsport del celebre marchio sudcoreano Hankook Tire, Manfred Sandbichler, ha dovuto affrontare una sfida tutt’altro che semplice in questo inizio di stagione 2025. Dopo l’uscita di scena di Pirelli, che ha cessato la fornitura di pneumatici al WRC al termine del 2024, Hankook Tire si è trovata a dover colmare un vuoto importante in tempi rapidissimi, mettendo in campo risorse e know-how per garantire prodotti all’altezza delle aspettative dei team e dei piloti.

Le nuove coperture, con un profilo inedito rispetto a quelle precedenti, hanno richiesto un certo periodo di adattamento: i feedback iniziali da parte dei piloti hanno evidenziato sensazioni di guida molto diverse rispetto a quelle a cui erano abituati. Un banco di prova decisamente impegnativo è stato il 73° Safari Rally del Kenya (20-23 marzo, Naivasha), una delle tappe più dure del calendario. In quell’occasione, il fondo estremamente sconnesso, ricco di ghiaia e tratti sterrati, ha messo a dura prova gli pneumatici, consumando numerosi set in pochi chilometri.

È giusto ricordare, però, che il Safari è una gara atipica, quasi una “mini-Dakar” per le sue condizioni estreme e la sua imprevedibilità. Nonostante le difficoltà, Hankook Tire è riuscita a raccogliere dati fondamentali che saranno preziosi per affinare ulteriormente le prestazioni dei suoi pneumatici.

Dall’inizio della stagione, l’azienda è ufficialmente il fornitore unico del campionato mondiale di rally. “Siamo sinceramente soddisfatti che il Safari sia finito senza lamentele”, ha dichiarato a RallyJournal.com Sandbichler. “Il pneumatico ha fatto il suo dovere in condizioni davvero estreme. È stato un rally durissimo, ma siamo pronti a guardare avanti con fiducia”.

Il prossimo appuntamento sarà il 49° Rally Islas Canarias (24-27 aprile, Las Palmas de Gran Canaria), una tappa dal valore simbolico: segna il ritorno della Spagna nel calendario WRC dopo due anni di assenza (2023-2024) ed è il primo vero rally su asfalto della stagione, eccezion fatta per Monte-Carlo. Una nuova sfida, dunque, ma anche un’occasione per la sudcoreana Hankook Tire di dimostrare la propria versatilità su superfici diverse.

Credit: Thierry Neuville (X)

ARRIVA IL “PACKET 25” PER LA ŠKODA FABIA RS RALLY2

Scritto da: Luca Gentile

Il 2025 si apre con importanti novità per una delle vetture più vincenti del panorama rallistico internazionale. La Škoda Fabia RS Rally2 riceve una serie di aggiornamenti tecnici racchiusi nel nuovo “Packet 25”, messo a punto dagli ingegneri di Škoda Motorsport per migliorare prestazioni, durata e comfort. Un’evoluzione che non riguarda solo i nuovi modelli in produzione, ma che sarà disponibile anche per le vetture già in uso dai team clienti, rafforzando ulteriormente il legame tra la casa ceca e le scuderie private.

MOTORE PIÙ POTENTE E RISPOSTA MIGLIORATA: IL CUORE DEL PACKET 25

Il focus principale del nuovo pacchetto è sul motore, che ora beneficia di maggior potenza e di una risposta all’acceleratore ancora più pronta. Gli ingegneri hanno lavorato su diversi fronti, a partire dall’ottimizzazione dello scambio dei gas e dalla preparazione della miscela aria-carburante, fino al miglioramento del processo di combustione. Il risultato? Una maggiore efficienza e reattività.

L’energia necessaria per il lavaggio dei cilindri è stata ridotta del 27%, grazie a modifiche al sistema di scarico, incluso il nuovo collettore. Rivista anche la mappatura della centralina, mentre lo scarico stesso è più leggero e contribuisce a rendere il sound del motore più aggressivo e coinvolgente.

NUOVI AMMORTIZZATORI, MAGGIORE PROTEZIONE E AFFIDABILITÀ MECCANICA

Tra le novità più significative del “Packet 25” troviamo una serie di ammortizzatori aggiornati per il fondo ghiaioso. Più resistenti, ma senza appesantire la vettura, questi componenti promettono maggiore affidabilità anche nelle condizioni più dure. Inoltre, sono state introdotte nuove protezioni per gli organi meccanici più esposti: semiassi, pinze freno e condotti di raffreddamento ora vantano una maggiore durabilità.

I nuovi uniball sigillati migliorano ulteriormente la resistenza all’usura. Tutte queste migliorie si traducono in un abbassamento dei costi di gestione, un aspetto fondamentale per i team privati impegnati nei campionati nazionali e internazionali.

MIGLIORATO ANCHE IL COMFORT ABITACOLO: NUOVI SEDILI E PRESA D’ARIA SUL TETTO

Škoda Motorsport non ha trascurato l’ergonomia. Il “Packet 25” include infatti una nuova presa d’aria sul tetto, pensata per migliorare la ventilazione senza far entrare acqua nell’abitacolo. Disponibili anche nuovi sedili da competizione, più leggeri di due chilogrammi rispetto alla versione precedente, contribuendo ad abbassare il baricentro della vettura.

OLTRE 4.000 KM DI TEST E UNA BASE SOLIDA: LA PAROLA AI COLLAUDATORI

Le nuove specifiche sono state testate approfonditamente da dodici piloti ufficiali, tra cui Robert Virves, che ha percorso oltre 4.000 chilometri alla guida della Fabia RS Rally2 aggiornata. Il giovane estone ha elogiato il lavoro fatto sul motore, sottolineando l’incremento di coppia nei rapporti alti e la prontezza dell’acceleratore. “Il sound è stupendo, molto più aggressivo”, ha commentato con entusiasmo, lasciando intendere che anche i tifosi noteranno la differenza.

UN MODELLO SEMPRE PIÙ CENTRALE NEL WRC2

Con oltre 150 unità vendute, più di 600 podi conquistati e oltre 1.800 gare disputate in tutto il mondo dalla sua introduzione nel 2022, la Škoda Fabia RS Rally2 continua a essere una protagonista indiscussa del panorama internazionale. Gli aggiornamenti del “Packet 25” mirano a consolidare questa leadership, offrendo un prodotto ancora più competitivo sia per i professionisti del WRC2 sia per i team nazionali.

TAKAMOTO KATSUTA SBAGLIA IN KENYA E GUARDA AL FUTURO

Scritto da: Tiziano Topini

Il Safari Rally Kenya è sempre stato un evento particolarmente ostico per i piloti, con pochissimi in grado di salire sul podio, figuriamoci arrivare fino in fondo. Guardando alla storia del rally italiano, la Lancia impiegò anni prima di trovare la formula vincente: modelli iconici come la Fulvia, la Stratos e la 037 non riuscirono a conquistare il successo desiderato, nonostante la determinazione dei piloti. Solo con la Delta arrivò finalmente la vittoria al Safari Rally Kenya. Ma torniamo al presente.

L’edizione numero 73 del Safari Rally Kenya (20-23 marzo, Naivasha) non ha risparmiato né piloti né vetture. La Toyota GR Yaris Rally1, guidata dal giapponese Takamoto Katsuta, ha sofferto di forature sulle insidiose strade ghiaiose delle prime tappe, compromettendo le sue chance di lottare per il podio. Nonostante ciò, grazie a un’ottima rimonta, Katsuta è riuscito a risalire fino al quarto posto.

Nel Super Sunday, “Taka” ha dato spettacolo, lanciandosi in un acceso duello con Fourmaux e Neuville (i20 N Rally1) per accaparrarsi i cinque punti bonus della prova. È stato l’unico pilota Toyota a spingersi al limite nell’ultima giornata, visto che Kalle Rovanperä era fuori dai giochi per un guasto all’alternatore ed Elfyn Evans, forte del primato, ha scelto di amministrare con cautela per non mettere a rischio la vittoria. Ma la sua guida spericolata gli è costata cara: ha perso il controllo della vettura, che si è ribaltata. Per fortuna, né lui né il pubblico hanno subito conseguenze.

I tifosi presenti in zona, con grande spirito sportivo, lo hanno aiutato a rimettere l’auto sulle ruote. Nonostante il motore facesse suoni tutt’altro che rassicuranti, il pilota giapponese è riuscito a concludere la tappa. “Non so cosa sia successo… All’inizio della tappa c’era una lunga curva a destra, ho completamente perso il posteriore e siamo andati in testacoda”, ha detto il pilota nipponico. “Sfortunatamente, l’anteriore ha colpito la sponda interna e l’auto ha iniziato a ribaltarsi. È stata una sorpresa totale. Dovevo spingere, quindi queste cose possono succedere”.

Se non fosse stato per l’incidente, che gli è costato un bel po’ di punti, Katsuta avrebbe potuto portare punti preziosi alla Toyota e magari chiudere con una doppietta insieme a Evans. “Mi dispiace moltissimo per la squadra”, ha dichiarato amaramente. “Il ritmo era buono per tutto il weekend, ma alla fine sono frustrato e deluso da me stesso. Devo capire cosa non ha funzionato, migliorare e andare avanti.” Il Safari Rally Kenya, che in passato gli ha regalato soddisfazioni, stavolta è stato impietoso. Ma la stagione è ancora lunga e, come sempre nel motorsport, tutto può cambiare.

Credit: Takamoto Katsuta (X)

ELFYN EVANS È IN GRAN FORMA E PUNTA AL TITOLO WRC

Scritto da: Tiziano Topini

Conoscete il vecchio proverbio “La prudenza non è mai troppa”? Sembra che proprio questa massima sia stata la chiave del successo per il pilota gallese Elfyn Evans (GR Yaris Rally1) nella 73esima edizione del Safari Rally Kenya (20-23 marzo, Naivasha). Fin dalle prime battute, Evans ha capito che una guida accorta avrebbe preservato la sua vettura, a differenza di molti altri partecipanti messi a dura prova dalle condizioni estreme del rally.

Nonostante ciò, la competizione è stata accesissima: il gallese si è trovato in un serrato testa a testa cronometrato con il suo compagno di squadra, il due volte campione del mondo Kalle Rovanperä. I distacchi erano minimi, finché il giovane finlandese non ha accusato problemi tecnici, permettendo a Evans di passare in testa e consolidare un vantaggio di oltre un minuto su Ott Tänak (i20 N Rally1).

“Sono piuttosto soddisfatto. Ovviamente non è stata la giornata più veloce di sempre, ma con il grande vantaggio che avevamo, l’obiettivo era portare a casa la vittoria per Toyota. È stato fantastico essere qui, un enorme grazie al team. Vincere qui è un po’ come trionfare a Monte-Carlo, nel Rally di Gran Bretagna o in quello di Finlandia. Mi manca solo Monte-Carlo. Abbiamo semplicemente usato il buon senso. In un rally come questo, serve sempre anche un pizzico di fortuna. Sono davvero felice per il weekend e per il risultato finale”.

Evans aveva già vinto il 72° Rally di Svezia (13-16 febbraio, Umeå) e si era piazzato secondo al 93º Rallye Automobile Monte-Carlo (23-26 febbraio, Gap). Potrebbe essere lui il nuovo campione WRC 2025? È ancora presto per dirlo, ma con il cambio del fornitore di pneumatici – ora Hankook – e l’abolizione dell’ibrido, le carte in tavola sono state rimescolate. Chissà… Magari il destino ha in serbo grandi sorprese per il gallese e per tutti gli equipaggi del mondiale rally.

Credit: Elfyn Evans (X)

RALLY DI SVEZIA, STORIA DI UN EVENTO UNICO AL MONDO

Scritto da: Marco Amabile

Il Rally di Svezia, noto anche con il nome di “Rally al Sole di Mezzanotte”, in svedese “Svenska Rallyt till Midnattssole”, è una delle gare più antiche del World Rally Championship, inaugurato nel lontano 1973 e seconda solo al famigerato Rally di Monte-Carlo; evento di cui abbiamo già ampiamente parlato in uno dei nostri articoli precedenti sulla storia dei rally. La sua prima edizione risale infatti al lontano 1950, quando la competizione si svolgeva ancora in estate, riuscendo a sfruttare l’affascinante fenomeno boreale del Sole di Mezzanotte che rende visibili i raggi fino a tarda serata.

Fino al 1965, perciò, il rally si svolse interamente durante il periodo estivo. Tuttavia, a partire da questa data, gli organizzatori decisero per un trasferimento della competizione in febbraio, per sfruttare condizioni climatiche più stabili e assicurarsi la presenza di neve. Inoltre, almeno inizialmente, le diverse tappe si svolgevano su territori dislocati in giro per la Svezia, ma col passare degli anni e l’innalzamento delle temperature, la possibilità di concentrare il torneo in un’unica regione divenne sempre più concreta.

Gli organizzatori optarono quindi per la regione di Värmland, con partenza e arrivo a Karlstad e base operativa per le squadre situata a Hagfors. Ciò nonostante, dal 2022 il “rally to the midnight sun” si svolge a Umeå, località situata in una regione molto più a nord della precedente. Questo spostamento strategico ha consentito ai piloti non solo di godere di condizioni di neve e ghiaccio più stabili, ma anche di operare una scelta delle mescole più adatta al tipo di gara.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI

Ancora oggi, in effetti, il Rally di Svezia rimane l’unico evento del WRC completamente ambientato in territori nevosi, una caratteristica che lo rende una delle tappe più iconiche tra gli appassionati del motorsport. Tuttavia, nonostante gli sforzi e i coordinamenti per rendere l’evento fruibile anno dopo anno, anche questo “rally su ghiaccio” ha dovuto affrontare diversi momenti di crisi, legati perlopiù a fenomeni di natura differente. Tre, in particolare, sono le occasioni in cui il torneo venne completamente cancellato: la prima nel 1974, a causa della crisi petrolifera globale; più tardi, nel 1990, per via di un clima mite e condizioni dell’asfalto instabili; e infine, nel 2021, quando la pandemia di COVID-19 mise a dura prova gran parte degli eventi sportivi in tutto il mondo.

Un altro elemento fondamentale è il “fattore casa”. Difatti, durante la maggior parte delle edizioni svolte dal 1950 a oggi, i vincitori sono stati perlopiù piloti di origine svedese. Tra i più vincenti di sempre c’è sicuramente Stig Blomqvist, sette volte campione del Rally di Svezia. “Un campione con la C maiuscola”, che ha saputo conquistare il cuore dei rallysti grazie alle sue spettacolari prestazioni a bordo della leggendaria Saab 96 prima e dell’Audi quattro poi, guadagnandosi così il titolo di “Re del Rally di Svezia”.

Ci sono voluti più di trent’anni di attesa prima di vedere un pilota di origini diverse primeggiare: è il caso di Hannu Mikkola, che nel 1981, con la sua Audi quattro, ha inaugurato una serie di vittorie per il popolo finlandese in terra di Svezia. Tra i piloti di origine finlandese, Marcus Grönholm è colui che più di tutti ha saputo dominare la scena, vincendo cinque volte. Per un pilota non scandinavo sul gradino più alto del podio, invece, si è dovuto aspettare fino al 2004, quando Sébastien Loeb e la sua leggendaria Citroen Xsara, riuscirono a vincere il torneo. Altri piloti non scandinavi che hanno trionfato includono Sébastien Ogier, tre volte campione del Rally di Svezia, e il belga Thierry Neuville. Ultimo, ma non per importanza, è il britannico Elfyn Evans, che proprio recentemente è riuscito ad accaparrarsi l’ambito premio per la seconda volta.

ULTIMI AGGIORNAMENTI

Elfyn Evans e Scott Martin, a bordo della loro Toyota GR Yaris Rally1, hanno dimostrato di saper reggere anche in condizioni climatiche ostili e durante le gare del weekend hanno cominciato a guadagnare terreno sugli avversari, finendo in testa alla classifica dopo una gara che molti magazine hanno definito come la migliore della loro carriera. In questo momento, l’equipaggio britannico si trova a 28 punti di distacco su un Sébastien Ogier, in versione part-time, che ha deciso di non partecipare all’evento svedese di quest’anno.

Terzo nella classifica generale WRC, anche a causa di un approccio non ottimale con le nuove gomme firmate Hankook, è Kalle Rovanperä, che durante il Rally di Svezia ha terminato in quinta posizione assoluta, perdendo terreno prezioso nei confronti di Evans. Molto più performante e attento nelle strategie di guida, è stato il secondo classificato del rally svedese, Takamoto Katsuta, che, almeno per ora, sembra aver trovato stabilità e confidenza a bordo della sua Toyota GR Yaris Rally1. Terzo, un non brillante Thierry Neuville, mentre Ott Tänak si posiziona appena fuori dai gradini del podio in quarta posizione.

Insomma, mentre il mondo del rally cerca di rimanere al passo coi tempi, apportando modifiche essenziali ai circuiti per assicurare lo spettacolo ai suoi fans, la maggior parte di noi, a mezzanotte, nel pieno della stagione invernale, si troverebbe quasi sicuramente nel letto, immersa nei propri sogni o pronta ad addormentarsi di lì a poco. Del resto, cos’altro si potrebbe fare a mezzanotte? Rubare la scarpetta a qualche bella Cenerentola? Fare una ghiotta spaghettata? Tutte cose sicuramente più adatte alla stagione del sole. Lo stesso sole che negli anni cinquanta del secolo scorso segnò l’inizio di un nuovo torneo che avrebbe appassionato tifosi di tutto il mondo negli anni a venire, mantenendo un fascino e uno stile degni solo di un “Rally al Sole di Mezzanotte”.

Credit: Oliver Solberg (X)